Chi Sono

S ono una psicologa dello sport e psicoterapeuta. Le mie passioni sono il punto di partenza del mio percorso. La prima, in ordine temporale, è stata lo sport e nasce dalla mia esperienza sportiva come atleta di pallavolo (Serie A2, B1, nazionale giovanile). La psicologia ha dato spazio alla mia curiosità verso le persone e su come funziona la nostra mente. Musica e libri hanno sempre nutrito la mia formazione. Partendo da queste passioni ho sviluppato la mia professione e ho deciso di costruire uno spazio dove farmi conoscere e raccontare il mio lavoro e non solo. .

Gli adolescenti e i giovani adulti sono al centro del mio lavoro sia nello sport sia nell’attività di psicoterapeuta. Ho acquisito molto esperienza nelle società sportive di livello giovanile dove ho lavorato. Una delle più importanti è l’APD San Paolo Ostiense di Roma, grande polisportiva di settore giovanile di Roma (1500 atleti) con un progetto pluriennale (dal 2013). Inoltre, seguo allenatori e atleti di differenti sport privatamente e offro formazione per società e Federazioni. Lavoro come psicoterapeuta presso il mio studio privato con adulti e adolescenti. Ho pubblicato alcuni articoli e presentato diversi lavori in occasione di convegni nazionali e internazionali di psicologia dello sport e psicoanalisi. Sono anche molto attiva nelle istituzioni perché vorrei promuovere una psicologia diversa tra le persone.

Andare dallo psicologo è ancora uno stigma e mi piacerebbe cambiare il volto di questa figura e del percorso che offre. L’obiettivo di questo percorso è conoscere meglio se stessi e le proprie risorse, lavorare sui propri modelli relazionali, ovvero modi di rapportarsi con gli altri (“schemi di essere con” Stern, 1985), in particolare quando diventano disfunzionali e invalidanti nella vita quotidiana. In ambito sportivo, lo psicologo può diventare una figura che collabora al fianco di atleti e allenatori, non un semplice pronto soccorso per le situazioni di emergenza.

Dal punto di vista accademico, mi sono laureata in psicologia alla Università “Sapienza” di Roma, ha frequentato il master di livello in Psicologia dello Sport dell’Università Foro Italico di Roma e l’Intensive Course a Roma dell’”European Master’s Programm in Sport and Exercise Psychology”. Nel 2019 ho ottenuto la Certificazione European certification of specialists in applied sport psychology: Certified Members SASP-FEPSAC. (https://www.fepsac.com/certification/certified-members-sasp-fepsac/). Sono un operatore di Training Autogeno (ECAAT) e mi sono specializzata in psicoterapia presso l’istituto di Specializzazione in Psicologa del sé e Psicoanalisi Relazionale ISIPSÉ di Roma. Sono una Formatrice della Formazione Olimpica CONI - Elenco 2023/2024
.

Inoltre, sono un membro attivo di diverse associazioni, che si occupano di promuovere psicoanalisi e costruire una cultura psicologica nello sport. Sono socia ISIPSÉ, membro della IARPP (International Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy), ex membro del Consiglio Direttivo dell’AIPS (Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e dell’esercizio). Sono stata per 5 anni Rappresentante Italiana dell’ENYSSP (European Network of Young Specialists in Sport Psychology) e membro del Comitato Organizzatore della IARPP Conference 2016 a Roma. Sono nel comitato di redazione di Movimento, Rivista di Psicologia e Scienze del Movimento e dello Sport.

About:

• Psicologa, Psicoterapeuta, specializzata in Psicologia del Sé e Psicoanalisi Relazionale, Psicologa dello Sport, Operatrice Training Autogeno
• Formatore della Formazione Olimpica CONI - Elenco 2023/2024
• Membro dell’Isipsè (Isitituto di Specializzazione in Psicologia del Sé e Psicoanalisi Relazionale)
• Membro della IARPP (The International Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy)
• Ex Rappresentante Italiana ENYSSP (European Network Young Specialist in Sport Psychology)
• Ex membro del Consiglio Direttivo dell’AIPS (Associazione Italiana Psicologia dello Sport)

Il mio approccio

N el mio lavoro la persona e il suo mondo relazionale sono al centro, sia quando lavoro con atleti e allenatori nell’ambito della psicologia dello sport, sia tra le mura del mio studio privato quando incontro le persone di diverse età. La ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato che lo sviluppo del bambino si fonda sulle sue relazioni significative e per tutta la vita siamo immersi in una matrice relazionale (Mitchell, 1988) e in un campo intersoggettivo (Stolorow, Atwood, 1992). L’approccio che propongo, la psicoanalisi relazionale, si fonda proprio su questo principio e sulla centralità degli aspetti relazionali nello sviluppo della persona, nella psicoterapia e nel cambiamento. L’obiettivo di un percorso psicoterapeutico è conoscere meglio se stessi e le proprie risorse, lavorare sui propri modelli relazionali, ovvero modi di rapportarsi con gli altri, in particolare quando diventano disfunzionali e invalidanti nella vita quotidiana. .

1. Perché rivolgersi ad una psicologa?

I niziare un percorso psicologico è un passaggio difficile. Rivolgersi ad un professionista potrebbe far emergere timori e paure legittime: essere vulnerabili, esporsi di fronte ad un estraneo, sentirsi giudicati, malati e deboli. Nella maggior parte dei casi, superate le indecisioni iniziali i primi colloqui diventano un momento di liberazione e un'occasione di confronto su problemi e preoccupazioni che ci provocano sofferenza e che spesso non riusciamo a condividere con altre persone.
Questo diventa il punto di partenza per comprendere cosa stiamo vivendo e come affrontare la crisi attraverso l'occhio e il supporto di una persona estranea e competente in questo campo. Il professionista dopo i primi colloqui offrirà una restituzione rispetto alla condizione che la persona sta vivendo e suggerirà il miglior percorso da affrontare. I primi colloqui sono un momento di conoscenza e approfondimento non solo per la psicologa ma anche per il paziente, che avrà le prime, fondamentali informazioni e sensazioni rispetto al professionista che ha scelto. È un incontro tre due (o più, in caso di famiglie o coppie) persone che valuteranno se e come lavorare insieme.

2. Effetto Dumming- Kruger: l’illusione della competenza.

L 'effetto Dunning-Kruger consiste nel paradosso per cui le persone meno competenti in un determinato ambito (sociale, intellettuale, ecc.) sopravvalutano le proprie capacità. Al contrario, le persone con più alto livello di competenza tendono a mettersi maggiormente in discussione ed essere più accurati nell'autovalutarsi. Dunning e Kruger (1999), i due ricercatori americani che hanno studiato tale effetto, spiegano questa illusione della competenza sottolineando due tipi di problemi nelle persone poco competenti:
• giungono a conclusioni e decisioni sbagliate per la poca esperienza;
• presentano difficoltà a valutare la propria ignoranza. Gli manca quella che chiamano metacognizione, ovvero la capacita di valutare i propri errori e l’accuratezza del proprio giudizio
.
Kruger, J. & Dunning, D. (1999).
Unskilled and unaware of it: How difficulties in recognizing one's own incompetence lead to inflated self-assessments, Journal of Personality and Social Psychology, Vol 77(6), pp. 1121-1134
.

3. A che serve uno psicologo dello sport?

L a psicologia dello sport comprende tantissimi interventi nel mondo dello sport, dalla preparazione mentale dell’atleta alla formazione degli allenatori, da lavori nell’altissimo livello a progetti in ambito sociale (disabilità fisica e cognitiva, ecc.) e nello sport giovanile. Purtroppo lo stereotipo ancora prevalente nel mondo sportivo, rispetto a questa figura professionale, è legato all’idea che ci si rivolge allo psicologo quando si ha un “problema” o non si è “abbastanza forti” per gestire le situazioni stressanti che atleta, allenatore, squadra o società sportiva si trovano ad affrontare.
In realtà, è una disciplina che può incidere in tanti aspetti e in diversi momenti di una stagione sportiva. Partendo dalla mia esperienza in diverse società, posso affermare che la continuità del progetto nel tempo è un valore aggiunto. Uno psicologo dello sport può essere efficace, non tanto nel momento di emergenza, quando un problema è già esploso, ma costruendo un percorso che possa prevenire e incidere dall’interno. Affiancare atleti, allenatori e società sportive consente di offrire strumenti per la crescita dal punto vista mentale, per la costruzione di una squadra coesa, per la gestione degli alti e bassi che una stagione sportiva presenta e molto altro. Uno psicologo dello sport può lavorare nel pullman della squadra, nello spogliatoio, a bordo campo, al bar della palestra, oltre che nel suo studio, ovvero nella quotidianità dello sport.

4. La consulenza di processo applicata allo sport

I l modello della consulenza di processo è stato sviluppato da Schein nell’ambito delle organizzazioni per supportare manager, psicologi, formatori nel loro lavoro. La consulenza generativa che l’autore propone si fonda “sull’aiutare gli altri ad aiutare se stessi e non sulla soluzione di problemi al posto altrui o sulla distribuzione di saggi consigli” (1987, p. 6) ed è orientato allo sviluppo e al cambiamento. Nel momento in cui viene richiesto l’intervento di una psicologo in un contesto organizzativo, il consulente si trova a dover scegliere continuamente tra proporsi come l’esperto, dando consigli e intervenendo direttamente sul problema, oppure aiutare a trovare le soluzioni, facilitando il processo. Per proporre un intervento efficace è fondamentale saper alternare le due funzioni, partendo da un’analisi accurata della domanda, del problema e del sistema. Tale lavoro si fonda su una collaborazione reciproca che comporta un’elevata competenza dello psicologo nelle relazioni interpersonali. In ambito sportivo, l’intervento dello psicologo dello sport nasce spesso da una richiesta specifica della società sportiva o dell’allenatore, che propone la propria visione del problema della squadra o del singolo atleta. La consulenza di processo può essere un punto di riferimento per porsi e rispondere in modo adeguato ad alcune domande fondamentali rispetto alle richieste del contesto. Cosa non sta funzionando? Quali sono le figure da coinvolgere? Quale potrebbe essere il migliore intervento da proporre? Il processo diagnostico e l’analisi della domanda possono diventare un potente strumento per agevolare il processo di cambiamento, necessario al miglioramento del funzionamento della squadra ed eventualmente della società stessa.
Biondi, S (2017).
La consulenza di processo: un progetto d’intervento con una squadra di pallacanestro giovanile. Movimento, 33, p. 63-69. Schein, E.H. (1987). Process consultation, Vol. I: Its role in organization development. New York: Addison-Wesley
.

5. Differenza tra Ansia e Paura

"L' ansia fa parte della vita: c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, aver timore, agitarsi o stressarsi” (LeDoux, 2015). Tuttavia, quando paura e ansia raggiungono intensità, durata e frequenza che le rendono invalidanti rispetto alla vita quotidiana, parliamo di un disturbo o sintomo. L’ansia si differenzia dalla paura in quanto quest’ultima è un’emozione che si focalizza su di una specifica minaccia esterna, un evento imminente; l’ansia è centrata su di una minaccia meno identificabile, più difficile da predire. Queste emozioni non sono indipendenti: ogni volta che abbiamo paura per qualcosa scatta una preoccupazione o ansia di quello che potrebbe succedere. Concludendo, ansia e paura sono intrecciate e sono entrambe risposte anticipatorie rispetto ad un pericolo: nella paura l’innesco è uno minaccia oggettiva o presente, nell’ansia la preoccupazione è per qualcosa che non è presente e che potrebbe non avvenire mai.
LeDoux, J. (2013).
Ansia. Come il cervello ci aiuta a capirla. Raffaello Cortina Editore, Milano.
.

6. Come cambia l’adolescente?

L' adolescenza è la fase che si sviluppa tra i 12 e i 24 anni ed un momento di cambiamento, di crescita e di maturazione che non ha paragoni. Considerare l’adolescenza solamente come un momento di immaturità e di sbalzo ormonale sarebbe riduttivo, perché avvengono dei cambiamenti a livello cerebrale che impattano sul funzionamento mentale e relazionale (Siegel, 2013). Tra i più importanti cambiamenti che avvengono nei primi anni dell’adolescenza si individuano (Siegel, 2013):

• Ricerca di novità: spinge gli adolescenti a cercare emozioni, esperienze nuove ma anche situazioni rischiose.
• Coinvolgimento sociale: le relazioni con i pari diventano centrali, mentre si tende a distaccarsi della figure adulte.
• Maggiore intensità delle emozioni: possono dare grande carica vitale, ma a volte anche essere predominanti e difficili da gestire (impulsività, sbalzi di umore, ecc.).
• Esplorazione creativa: le nuove capacità di ragionamento astratto e concettuale consentono di interrogarsi molto sulla vita, di produrre nuove idee, di immaginare.
Siegel, D. J. (2013). La mente adolescente. Raffaello Cortina Editore, Milano.